COLORE E SOSTENIBILITÀ

Colore e sostenibilità

Un percorso difficile ma indispensabile da intraprendere

Sostenibilità è una delle parole attualmente più diffuse in ambito etico, sociale, produttivo e commerciale. Non esiste  tendenza oggigiorno che in qualche modo non abbracci questo concetto. Il rischio però di imbattersi nel fenomeno del greenwashing è molto elevato: far credere al consumatore finale che un qualsiasi prodotto definito “sostenibile” sia “green”, cioè rispettoso per l’uomo e l’ambiente, è una pratica per lo più commerciale che non sempre corrisponde alla realtà.

Greenwashing è un neologismo inglese, che generalmente viene tradotto come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti (…)  

fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Greenwashing

L’argomento è chiaramente complesso e articolato, perché oltre alla sostenibilità si sta facendo sempre più marcata l’idea di perseguire la strada della circolarità.

COLORE, SOSTENIBILITÀ E CIRCOLARITÀ

In una fase epocale, che riguarda l’intero pianeta TERRA, dove tutto ci sembra emotivamente, socialmente, economicamente insostenibile, è chiaramente necessario un cambio di rotta.

Nello specifico pensiamo ai prodotti che sono classificati come sostenibili. Spesso hanno una serie di certificati in cui si elevano i pregi per il rispetto verso l’ambiente.

Si possono realmente definire come prodotti al 100% sostenibili?

Per analizzare il “livello” di sostenibilità di un prodotto, in particolare nel mondo della Moda, si dovrebbe verificare tutto l’iter produttivo e oltre: dal reperimento delle materie prime sino alla vendita e alla dismissione dei vestiti, quando sarà terminato il loro ciclo di vita.

La maggior parte delle certificazioni però si conclude con una verifica fino alla fase di vendita, in seguito se l’abito usato non è riciclabile, diviene automaticamente un rifiuto destinato agli inceneritori.

Essere sostenibili in tutte le fasi di realizzazione di un prodotto moda, rappresenta la vera sfida per un futuro davvero green. La circolarità invece, rappresenta la svolta decisiva per passare dal vecchio al nuovo sistema moda. Non dimentichiamoci però, che oltre all’impatto ambientale, ci sono altri valori altrettanto importanti da valutare, come la salute e le condizioni di lavoro di chi è coinvolto nell’intera filiera.

I colori dei nostri abiti sono sostenibili?

La risposta purtroppo non è molto confortante. I colori ottenuti chimicamente sono straordinari, ma la Fast Fashion e la produzione in Paesi lontani, con un sistema di leggi poco restrittivo in termini di sicurezza ambientale, non hanno di certo contribuito ad uno sviluppo sostenibile del processo di tintura tessile. 

Fast fashion è un termine moderno usato dai rivenditori di moda per esprimere un design che passa rapidamente dalle passerelle e influenza le attuali tendenze della moda.

fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Fast_fashion

La tintura richiede grandi quantitativi di acqua e produce una discreta quantità di elementi nocivi per l’uomo e l’ambiente. Se non si effettuano il recupero parziale dell’acqua utilizzata ed un corretto smaltimento dei residui di coloranti, è evidente che si incorre non solo in uno spreco di risorse ma anche in un impatto molto dannoso per l’ambiente.

Basti pensare ai fiumi che si colorano di tinte variegate, a causa del mancato smaltimento delle acque reflue delle attività tintorie. In molti Paesi esistono delle normative per limitarne gli effetti devastanti, ma in tanti altri purtroppo c’è ancora molto da fare.

Non si può di certo pensare di eliminare improvvisamente il colore dai nostri abiti!

…causando magari  la chiusura di attività importanti per la filiera produttiva del sistema moda. Del resto abbiamo obiettivi importanti da raggiungere nei prossimi anni e si studiano nuove soluzioni:

prima tappa il 2030 ed uno Sviluppo Sostenibile 

⇒ seconda tappa il 2050 ed un’azione per il clima con impatto zero.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (…)

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: i 17 Obiettivi dei Paesi membri dell'ONU

fonte : https://unric.org/it/agenda-2030/

TRANSIZIONE E COLORI 

Viviamo nella fase di transizione, finalmente anche per il colore ci sono importanti novità

Rendere sostenibile ciò che non lo è, richiede grandi investimenti in termini di ricerca, tecnologie innovative, formazione tecnica e soprattutto un nuovo modo di concepire e fare colore. Se pensiamo ai colori sostenibili, probabilmente ci verranno in mente le tinture realizzate da pigmenti e coloranti naturali. 

Tutto ciò che è naturale però non è automaticamente anche sostenibile. 

La tintura naturale richiede l’impiego di risorse estratte dall’ambiente circostante. Il reperimento di enormi quantitativi di coloranti naturali, essenziale per soddisfare una richiesta globale, probabilmente avrebbe delle conseguenze importanti sull’ambiente e sull’uomo, come l’uso di quantità d’acqua per coltivare piante tintorie e la conquista di terreni coltivabili per tale scopo. 

In sostanza per tingere filati e tessuti abbiamo bisogno principalmente di:

materie prime, energia, acqua e prodotti di finissaggio.

Il processo di tintura naturale ha probabilmente un minore impatto sull’ambiente in termini di residui inquinanti.

Ma è completamente sostenibile?

Parzialmente lo è, soprattuto se consideriamo i benefici legati alla salute dell’uomo e all’assenza di sostanze nocive nei coloranti. Nell’ottica di una visione più ampia e lungimirante, ogni fase per ottenere coloranti naturali dovrebbe seguire il suo percorso virtuoso in termini di contenimento degli sprechi e di recupero di tutto ciò che può essere riutilizzato nella filiera produttiva.

Ridurre, Riutilizzare, Riciclare

È una sorta di mantra, che si sente spesso, specie quando si affronta il tema della circolarità, pertanto ogni rifiuto è da considerarsi una risorsa e gli sprechi sono banditi.

Quando la scienza e la creatività si fondono, nascono delle tecnologie meravigliose come quella di tingere tessuti attraverso l’utilizzo di batteri. Un modo innovativo di concepire e fare colore che imita la natura, sfruttandone il dna, senza residui tossici inquinanti e con un uso controllato delle risorse. Un mondo del colore tutto da esplorare e conoscere. C’è molto fermento attorno a questa nuova tecnologia che affascina moltissimo e che si avrà modo di approfondire in futuro.

Nel frattempo come possiamo ottenere colori sostenibili?

Esistono degli accorgimenti, intesi come  “aggiustamenti” in questa fase di transizione. Il riuso dell’acqua utilizzata per le attività tintorie, l’impiego di energia derivante da fonti rinnovabili, il corretto smaltimento dei residui di coloranti e dei prodotti di finissaggio, l’implemento di nuove tecnologie, sono solo alcuni esempi. Di certo, i colori sintetici non scompariranno ma se con la loro produzione possiamo anche limitarne l’impatto ambientale, bisognerà necessariamente muoversi in questa direzione, esplorando così nuove soluzioni.

APPROFONDIMENTI

Prima del 1856 i colori venivano fabbricati utilizzando prodotti animali, vegetali o minerali. Finché un giorno, un giovane chimico, William Perkin per errore durante una sperimentazione,  ottenne una sostanza rossastra, nacque così il primo colorante sintetico, il colore malva.

Lettura consigliata Il malva di Perkin, Storia del colore che ha cambiato il mondo. Scritto da Simon Garfield, edizione Garzanti – 2002

Colori Naturali e Innovazione

http://www.pancolori.eu

https://colorifix.com

https://www.kukka.nl/en/portfolio/living-colour/

Certificazioni e Sostenibilità

https://global-standard.org